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Uno studio in realtà virtuale valuta il legame tra spazio, corpo, emozioni, risposte cognitive

Nuovi passi avanti sulla comprensione dello stretto legame tra architettura e neuroscienze: Lombardini22 e l’IN-CNR di Parma protagonisti di un progetto di ricerca.

NUARCH
Come la forma dell’architettura influisce sulle emozioni

Giovedì 24 giugno 2021

Ore 17:00

Presentazione della ricerca in streaming


Intervengono:
Franco Guidi
, Partner e CEO Lombardini22
Giacomo Rizzolatti, Neuroscienziato
Giovanni Vecchiato, Neuroscienziato
Davide Ruzzon, Architetto e Direttore TUNED | Lombardini22


L’architettura influisce sul comportamento dell’uomo e sulla sua attività cerebrale.

Per misurare come la forma dello spazio possa modificare il contenuto emotivo delle esperienze delle persone e per indagare gli aspetti più complessi della relazione esistente tra forma dello spazio e le rappresentazioni cerebrali corporee e affettive dell’uomo è in corso NuArch, progetto di ricerca presso la sede di Parma dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IN-CNR).

Insieme a Davide Ruzzon Direttore di TUNED, per Lombardini22, il team di ricercatori coinvolti nel progetto è coordinato da Giovanni Vecchiato e costituito da Fausto Caruana e Pietro Avanzini, con la partecipazione straordinaria del Prof. Giacomo Rizzolatti. La conoscenza acquisita verrà utilizzata per la progettazione dell’architettura del futuro che beneficerà dall’essere centrata sulle reali esigenze dell’essere umano per un suo completo benessere.

Il progetto, che terminerà nella primavera del 2023, pone l’attenzione su come le differenti configurazioni dello spazio architettonico influenzano il riconoscimento di espressioni emotive. La memoria si costruisce sulla percezione dell’oggetto e sugli aspetti sensoriali di tale oggetto a cui corrisponde una reazione emotiva. L’obiettivo di fondo è creare i contesti ideali per rispondere alle attese emotive implicite, e inconsapevoli, delle persone quando affrontano le esperienze per le quali vengono realizzati i luoghi e gli edifici nelle città: dall’ingresso in un ufficio, all’arrivo sul posto di lavoro, alla pausa nel parco sotto casa, fino al rientro tra le mura domestiche e altri ancora, per esempio rilassare quando si varca la soglia di casa, oppure risvegliare e attivare quando si entra in ufficio.

La ricerca è cofinanziata da Lombardini22 che nel 2016 insieme a Davide Ruzzon ha dato vita a TUNED, un nuovo strumento dedicato alle neuroscienze applicate al campo dell’architettura con l’obiettivo di guidare lo sviluppo del progetto degli spazi in sintonia con la realizzazione dei bisogni e delle attese degli utenti degli spazi, riportando l’uomo al centro del progetto architettonico.

Come si sta svolgendo NuArch

La ricerca viene svolta all’interno di ambienti di realtà virtuale, strumento che è in grado di attivare le risposte neurofisiologiche dell’intera percezione architettonica in uno scenario sociale. DDLab, il team dedicato al digital all’interno di Lombardini22, ha per questo creato uno strumento flessibile in grado di proporre 54 configurazioni architettoniche.

Grazie all’utilizzo della realtà virtuale viene garantita un’esperienza altamente immersiva e un elevato controllo sulle variabili sperimentali, permettendo al soggetto di vivere l’architettura in prima persona innescando meccanismi fisiologici corrispondenti a esperienze reali.

La dimensione implicita della percezione viene invece indagata attraverso l’analisi di segnali elettroencefalografici (EEG) per evidenziare il ruolo che hanno le rappresentazioni corporee durante la percezione architettonica. La conoscenza acquisita verrà utilizzata per la progettazione dell’architettura del futuro che beneficerà dall’essere centrata sulle reali esigenze dell’essere umano per un suo completo benessere.

Come spiega Giovanni Vecchiato:

Il primo passo di questa ricerca ha avuto l’obiettivo di dimostrare che gli spazi virtuali di interesse potessero essere descritti da un punto di vista emotivo. Questi modelli virtuali sono stati presentati a un gruppo di soggetti attraverso un caschetto per la realizzazione della realtà virtuale. Queste persone dopo aver fatto un’esperienza dello spazio lo hanno giudicato in base a quanto il tipo di architettura li influenzasse emotivamente. Abbiamo così visto che precise variazioni di forma dello spazio sono associate a un’attivazione emotiva e a un senso di piacevolezza. Una volta stabilito questo legame tra spazio ed emozioni, abbiamo inserito all’interno di questi stessi ambienti virtuali alcune espressioni corporee caratterizzate in base a diversi stati emotivi. Abbiamo chiesto a un altro gruppo di soggetti di giudicarli utilizzando quelle stesse scale emotive usate per caratterizzare gli ambienti e visto che la percezione emotiva di questi corpi viene alterata in maniera dipendente dallo spazio in cui vengono percepiti. In particolare, spazi giudicati attivanti tendono a far percepire le espressioni corporee come meno attivanti, e viceversa. Questo dimostra come la percezione architettonica altera la percezione delle emozioni rappresentate attraverso espressioni corporee. Il prossimo passo sarà quello di investigare i correlati elettroencefalografici di questo fenomeno. Poiché lo spazio viene percepito attraverso delle rappresentazioni motorie, ci aspettiamo di osservare una diversa attivazione del sistema motorio in base alle caratteristiche dello spazio. Questo evidenzierebbe il legame tra aspetti sensoriali e motori che sono alla base della percezione dell’architettura. Successivamente le posture verranno sostituite da corpi in movimento nella loro espressione cinematica per osservare che tipo di legame esiste tra diverse forme di movimento e precise configurazioni spaziali”.

Attivazione e rilassamento, alcuni esempi

  • Le architetture con pareti che si restringono hanno provocato nei soggetti un maggiore livello di attivazione rispetto alle architetture in cui le pareti rimangono costanti o si allargano, che sono state invece giudicate meno attivanti;
  • Le architetture con finestre che si alzano hanno provocato nei soggetti un maggiore livello di attivazione rispetto alle architetture in cui l’altezza delle finestre rimane costante o diminuisce, che sono state invece giudicate meno attivanti;
  • Le architetture con pareti che si restringono sono state giudicate meno piacevoli rispetto a quelle in cui le pareti rimangono costanti o si allargano, che sono state invece giudicate più piacevoli;
  • Le architetture con pareti laterali che si allargano sono state quelle in cui i soggetti hanno maggiormente espresso la loro preferenza a restare, rispetto a quelle con pareti costanti o con larghezza decrescente;
  • Il colore delle pareti non ha influito significativamente sulla percezione emotiva delle architetture. I soggetti hanno infatti percepito lo stesso livello di attivazione e valenza nelle architetture indipendentemente dal colore caldo o freddo delle pareti. Il processamento di stati emotivi legati all’architettura è quindi maggiormente dipendente da meccanismi sensorimotori (forma degli spazi architettonici) che visuomotori (colore);

Conclude Davide Ruzzon:

La forma dello spazio può quindi influire sullo stato emotivo. Dal lato del progetto, questa consapevolezza mi spinge a dire che potremo essere via via in grado, in questa cornice, di costruire delle plastiche architettoniche che rispondano a richieste umane ben definite. Possiamo ridurre la tensione dove questa può diventare pericolosa e dannosa, come potremo attivare, al contrario, l’attenzione delle persone, quando il contesto tenda a essere noioso, e deprivato sensorialmente. Ogni esperienza umana, in ogni luogo, tende a produrre delle attese emotive. Se il progetto potesse restituire nel corso della percezione la sensazione di ‘ritrovare’ ciò che si sta cercando, andremo a favorire un equilibrio prima di tutto omeostatico, e riducendo lo stress la stessa salute delle persone. In questo quadro anche l’interazione tra gli stessi soggetti, che si trovano a vivere lo spazio comune, sarebbe nettamente favorita”.