Ne “Le città invisibili”, lo scrittore Italo Calvino scrive che
Alla luce delle ultime scoperte nel campo delle neuroscienze e in quello della psicologia ambientale, potremmo ribattere che di una città godiamo la risposta emotiva che dà alle nostre domande. È impossibile, infatti, scindere l’assetto architettonico e urbanistico di una città da quello percettivo-emotivo di chi la abita, perché non esistono linee di demarcazione così nette da giustificare la scissione tra mente incarnata e ambiente costruito in cui questa si muove.
Questa interpretazione risulta ancora più chiara se immaginiamo che l’architettura stessa si sia sviluppata – come ha ribadito più volte l’architetto Davide Ruzzon durante il suo ultimo intervento nell’ambito del progetto “Comunità Resilienti” presso il Padiglione Italia alla 17° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia – come
È uno scambio continuo quello che si instaura tra i cittadini e la città. Un legame antico di millenni che la rigida impostazione dell’architettura moderna ha finito per mettere in sordina, preferendo alle morbide complessità delle emozioni le granitiche e asettiche impostazioni della griglia. Il bianco “iper-igienico”, il grigio minimale, e le rigide e lisce superfici, hanno silenziato ogni sfumatura percettiva, promuovendo una visione oculocentrica del mondo e una sterile estetica dell’architettura.
«L’emozione – sostiene l’architetto Claudio Catalano – è il motore della trasformazione del reale che tramite il corpo assume un senso nella costruzione del mondo» (Catalano 2011, p. 16). È uno degli attributi che fanno della città una Città Resiliente, capace, cioè, di riorganizzarsi di fronte a situazioni drammatiche, ma anche di interiorizzare l’apporto emotivo dei suoi abitanti e di spazializzarne i sentimenti.
Alle sfide globali, che negli ultimi anni hanno messo in discussione la resilienza delle città, e a questa visione disincarnata dell’architettura, stanno cercando di rispondere, su scala internazionale, anche la serie di conferenze “Health City Design” organizzate dal direttore di SALUS Marc Sansom, e quelle promosse dal Conscious Cities Movement. Questi grandi eventi promotori della sostenibilità ecologica, e di quella neuro-psico-fisiologica, stanno riscrivendo una nuova grammatica urbana basata su tre sostantivi fondamentali: resilienza, salubrità e consapevolezza.
Ed è in questi termini che Davide Ruzzon racconta la città del futuro, o meglio, la città del desiderio, riaffermando la necessità di rifondare il sistema valutativo su un’estetica “emozionale” e su un’architettura incarnata e sensibile.
Potrete seguire le conferenze Health City Design dirette da Marc Sansom al seguente link:
https://healthycitydesign2020.salus.global/conference-show/healthy-city-design-2021
e quelle di Conscious Cities dirette da Itai Palti al link:
https://theccd.org/eventseries/8/conscious-cities-festival-2021-the-person-space-continuum/
Calvino 2016 – Italo Calvino,Le città invisibili, Mondadori, Milano 2016;
Catalano 2011 – Claudio Catalano, Spazi emozionali, Aracne editrice, Roma 2011.