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Atmosfere sospese: le forme percettive del Natale

Catturare l’atmosfera natalizia può sembrare un vezzo, ma così non è. La potenza che esercita sullo stato d’animo questa fase dell’anno risiede, infatti, in un atto cruciale della storia umana. La domanda che però ci poniamo, di conseguenza, più legata al nostro operare come architetti e studiosi di neuroscienze, è la seguente: quale sarà la dimensione estetica, la sua forma percettiva, la sua aesthesis?

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Una formula, che per la sua polisemica risonanza può aiutarci, è la descrizione dell’esperienza umana per eccellenza, il venire alla luce, ovvero la nascita. Emblema della vita e della rinascita, la luce ha sempre rivestito un ruolo simbolico apicale nelle antiche ritualità. Il giorno di nascita – ovvero il Natale – del Dio del Sole è una festività che travalica i confini delle tradizioni cristiane per affondare le proprie radici nella relazione ancestrale dei nostri antenati con la luce stessa. Non è un caso che, sebbene coincida con l’inizio della stagione invernale, il solstizio d’inverno, ovvero il giorno più corto dell’anno, segni la rivincita della luce sulle tenebre.

I giorni che precedevano e seguivano il solstizio venivano celebrati dagli antichi romani con i Saturnalia, festeggiamenti in onore del dio Saturno. La festa irrompe sospendendo il tempo regolare del quotidiano, e con questo l’ordine sociale, per riattivare il tempo implacabile di Kronos solo con l’anno nuovo. La meraviglia, lo stupore infantile, la sua forte debolezza, e il calore umano, sono abitanti pieni di questa parentesi, sono cittadini dell’oscurità. Una oscurità rischiarata dalle stelle, che, come scintille di un fuoco ancestrale, ipnotizzano e trascinano immaginario e narrazioni.  

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Saturnalia, Antoine-François Callet, 1783

Attraverso una lunghissima ricerca, l’antropologa Polly W Wiessner, della University of Utah, riuscì a dare evidenza di come il falò, nelle tribù più lontane dalla civiltà, avrebbe favorito la costruzione di interazioni sociali più stabili e durature.

I dati dei cacciatori-raccoglitori Ju/’hoan dell’Africa meridionale mostrano grandi differenze tra il parlare diurno e quello notturno. Discorsi giornalieri incentrati su aspetti pratici e pettegolezzi sanzionatori; le attività relative al fuoco incentrate su conversazioni che hanno evocato l’immaginazione, hanno aiutato le persone a ricordare e comprendere gli altri nelle loro reti esterne, hanno sanato le fratture della giornata e hanno trasmesso informazioni sulle istituzioni culturali che generano regolarità di comportamento e corrispondente fiducia.

Polly W Wiessner

Se il giorno è il tempo pragmatico di Kronos, nel buio della notte, rischiarato da effimere faville, appare Aion, il tempo sospeso, tempo divino – che secondo i culti misterici si festeggia il 6 gennaio – dove intorno al focolare l’immaginazione diviene regina.  Attraverso canti, balli, racconti, tra una scintilla e l’altra si consolidano rapporti.

Atmosfere sospese: le forme percettive del Natale - al posto del focolare

Il Natale è il tempo anche dei regali. Se l’immaginazione al comando è cemento sociale, è anche ingrediente essenziale della communitas. Munus, che significa dono, è infatti ciò che i membri del cum si scambiano[i].

La notte rischiarata e ravvivata dalle scintille del fuoco, o dalle stelle, è l’atmosfera, il cielo dove far volare questi sentimenti. La genesi del regalo è sempre notturna, a partire dai Re Magi, che guidati dalle stelle nella notte raggiungono la capanna di Betlemme. È di notte che San Nicola dona dei sacchi d’oro a tre ragazze nubili, per sottrarle a matrimoni di comodo, così liberandole. San Nicola di Bari migra, grazie a marinai norvegesi, prima in Nord Europa e infine, come Saint Nikolaus, negli Stati Uniti, dove diventerà Santa Claus. I legami più forti, quelli nati come doni gratuiti che non chiedono nulla in cambio, nascono di notte, protetti dalla luce piena del giorno, come segreti stupefacenti e meravigliosi.

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Questo legame biologico-evolutivo tra gli esseri umani e il binomio luce/buio si è trasferito nel corso dei secoli in simboli culturali. Il Natale ne esprime alcuni. Non sorprende, infatti, che i paesi che risultano più legati alle festività natalizie siano quelli in cui la differenza, in termini di illuminazione, tra il giorno e la notte sia molto forte. Negli stati europei del nord il buio si estende anche su intere parti dell’anno.

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E non può sorprendere neppure scoprire come l’evocazione dell’atmosfera del Natale passi attraverso arredi ed oggetti che in maniera più o meno diretta evocano nella notte le scintille sfavillanti dei focolari: le nuvole di punti luce intermittenti che avvolgono pareti, le luminarie che come gas galleggiano sulle nostre teste, le sfere luccicanti che gravitano sui rami degli alberi, le stelle scintillanti e persino i fiocchi di neve artificiali di polistirolo che irradiano la luce assorbita, scontornano gli oggetti, gli tolgono vividezza e simmetria, smaterializzano le superfici, offuscano la percezione e, così facendo, aprono le porte a una sensualità misteriosa che conduce all’interno di un’atmosfera sospesa nel tempo, in uno spazio affettivo palpabile, in un sentimento in tal modo reso visibile.


[i] Roberto Esposito, Communitas. Origine e destino della comunità, Einaudi 2006.

Bibliografia

Wiessner PW. Embers of society: Firelight talk among the Ju/’hoansi Bushmen. Proc Natl Acad Sci U S A. 2014 Sep 30;111(39):14027-35. doi: 10.1073/pnas.1404212111. Epub 2014 Sep 22. PMID: 25246574; PMCID: PMC4191796.