Uno sguardo alle scuole del futuro - Scuole del futuro

Uno sguardo alle scuole del futuro

Gli spazi architettonici tra neuroscienze e pedagogia

Ne parla Davide Ruzzon – Direttore TUNED | Lombardini22 – il 18 maggio al webinar L’edilizia scolastica: progetti e tecnologie a tutela della salute e dell’apprendimento.

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I processi di apprendimento, memorizzazione e sviluppo cognitivo, devono essere supportati da un’adeguata configurazione formale e da una corretta organizzazione dello spazio architettonico

È l’idea alla base dell’approccio interdisciplinare che emerge dall’incontro tra neuroscienze, pedagogia, psicologia ambientale e architettura, e di cui Tuned – brand del gruppo Lombardini22 diretto da Davide Ruzzon – si fa da tempo interprete e portavoce. Abbiamo ribadito più volte l’importanza dei tre aspetti di cui deve farsi carico la progettazione architettonica degli ambienti scolastici, ovvero:

– Rafforzamento emotivo;

– Libertà di movimento;

– Radicamento nel contesto territoriale.

In occasione dell’incontro organizzato dall’ordine degli ingegneri e architetti di Milano, ripercorriamo alcune tematiche fondamentali.

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L’apprendimento non è un processo trasmissivo, ma una pratica intenzionale, premeditata, attiva, costruttiva, che comprende attività reciproche di azione e riflessione, e che quindi, non può fare a meno di un ambiente ricco di risorse.

Cinthia Buonopane
introduzione a Scuole innovative. L’embodied Cognition Design come paradigma dei nuovi spazi scolastici (2019)

Se è vero, infatti, come sostiene Emma Buondonno che l’architettura è il risultato dell’integrazione di elementi di natura empatica, come l’idea originaria del progetto, lo scopo e i significati e di elementi fisici come i materiali, le tecniche costruttive, la struttura portante di un edificio e le sue funzioni, non si può che sottolineare come i processi di apprendimento – non solo le conoscenze, ma anche e soprattutto le competenze cognitive, emotive e relazionali – siano il frutto dell’integrazione tra il soggetto impegnato ad apprendere – perché la conoscenza si costruisce e non si trasmette – e il luogo in cui esso agisce e interagisce. (Gomez-Paloma 2019)

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Oskar Schlemmer, Persona in relazione allo spazio – 1921

Già nel 1945 il filosofo Maurice Merleau-Ponty sosteneva la necessità di pensare allo spazio non più come mero contenitore di corpi e di attività ma come spazio esistenziale, inestricabilmente legato all’esperienza concreta del vissuto e al corpo di chi lo esperisce, e come luogo in cui l’essere riesce a rinnovarsi e a percepirsi.

I nuovi paradigmi della ricerca educativa, sulla scia delle considerazioni fenomenologiche prima e neurofenomenologiche poi, ci invitano, a

ripensare gli spazi scolastici in termini di libertà di movimento, flessibilità e inclusività.

La prima a comprendere quanto muoversi fosse importante per la concentrazione, il raccoglimento e la memorizzazione di un bambino in ambito scolastico, fu la pedagogista Maria Montessori, la cui ostinata ricerca psicopedagogica le ha permesso di comprendere a fondo l’intrinseca psichicità del movimento, senza separare mai la res cogitans da quella extensa, il corpo e la mente (Fogassi 2019). Le ultime ricerche neuropedagogiche hanno dimostrato che l’intuizione montessoriana, secondo cui l’esplorazione dello spazio, attraverso la motricità corporea, fosse in grado di stabilizzare la conoscenza, imprimendola nella memoria a lungo termine, fosse vera. 

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Shoshani Architects, King Solomon School, Tel Aviv, Israel – 2017.

A queste considerazioni di carattere pedagogico, dobbiamo aggiungere poi, le questioni relative alle condizioni climatiche dell’ambiente scolastico. Non possiamo dimenticare, infatti, che l’uso corretto della luce, l’ottima qualità dell’aria, la temperatura confortevole, e in generale le condizioni climatiche di un ambiente, se non sono accompagnate dalla possibilità di essere regolate, difficilmente riescono a rispondere ai bisogni di chi ne usufruisce. Ogni ambiente, che sia una classe, un laboratorio, o una palestra, infatti, per rendere la permanenza al proprio interno confortevole, deve essere adattabile e possedere delle condizioni climatiche regolabili in modo da creare una serie di microclimi gestiti dagli utenti e non da sistemi centralizzati.

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L’ambiente scolastico, inteso come spazio di crescita e condivisione, dovrebbe poter fornire il proprio supporto aiprocessi di apprendimento, memorizzazione e sviluppo cognitivo, favorendo il benessere psico-fisico di alunni, insegnanti e personale scolastico, potenziando le relazioni interpersonali e intrapersonali, infondere un radicato senso di appartenenza al luogo, e facilitando il rafforzamento emotivo. Lo spazio fisico, infatti, se ben progettato, flessibile, adattabile e inclusivo ha buone probabilità di proporsi come estensione del corpo umano, di agevolare il movimento, e di influire sul complesso processo di apprendimento e, di conseguenza, sui risultati (Oblinger, 2006).

Bibliografia

Merleau-Ponty 2021 – Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Bompiani Editore, Milano 2021 (I Edizione 1945).

Falcinelli 2021 – Riccardo Falcinelli, Guardare Pensare Progettare. Neuroscienze per il design, Stampa Alternativa & Graffiti, Città di Castello 2021;

Vanacore-Gomez-Paloma 2020 -Roberto Vanacore, Filippo Gomez-Paloma, Progettare gli spazi educativi. Un approccio interdisciplinare tra architettura e pedagogia, Anicia Editore, Roma 2020;

Fogassi 2019 – Leonardo Fogassi, Raniero Regni, Maria Montessori e le neuroscienze. Cervello – Mente – Educazione, Fefè Editore, Roma 2019;

Gomez Paloma 2019 – Filippo Gomez Paloma, Marco Borrelli, Emma Buondonno, a cura di, Scuole innovative. L’Embodied Cognition Design come paradigma dei nuovi spazi scolastici, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2019;

Rivoltella 2012 – Pier Cesare Rivoltella, Neurodidattica. Insegnare al cervello che apprende, Raffaello cortina Editore, Milano 2012;

Damasio 1995 – Antonio Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi Edizioni, Milano 1995.