L’esperienza museale tra emozioni, memoria e narrazione - Esperienza Museale LITERATURE

L’esperienza museale tra emozioni, memoria e narrazione

Il museo, spazio vivo che contiene vita. Vita che è anima e materia, materia che si trasforma e che diviene arte, con il potere autentico di comunicare e scatenare emozioni.

Le emozioni sono ciò che più di ogni altra cosa caratterizzano e accomunano gli esseri umani. Per il neuroscienziato Antonio Damasio le emozioni sono il vero mezzo neurologico e chimico con cui comprendiamo e percepiamo il mondo,il mezzo che modella chi siamo.
I meccanismi omeostatici del nostro corpo, infatti, ci portano ad un’esperienza dell’ambiente che è prima di tutto emotiva. [1]

I meccanismi emotivi costituiscono i sistemi neurologici più primordiali e sono parte essenziale della coscienza umana. Secondo Damasio, ogni decisione è condizionata dagli inneschi emotivi e dai ricordi fisiologici dati dalle risposte emotive precedenti. Un aspetto affascinante è che molti momenti del passato, rievocandoli attraverso delle stimolazioni sensoriali, possono suscitare una reazione emotiva che avviene in maniera automatica e non cosciente. [2]

Le rievocazioni mnemoniche possono generare intense risposte emotive volte a tradursi in sentimenti che sono propri del momento presente e che possono essere addirittura più intensi e profondi di quelli originari. [3]

«Cosa e come creiamo culturalmente, e come reagiamo ai fenomeni culturali, dipende dai trucchi dei nostri ricordi imperfetti manipolati dai sentimenti».

Damasio 2018

In molti musei un problema comune riscontrabile è che le persone vi entrano prive di un’adeguata conoscenza e pertanto si comportano da visitatori passivi proprio perché non possiedono gli strumenti necessari per comprendere le opere esposte o le scelte curatoriali che hanno condotto alla selezione delle opere, alla narrazione e all’allestimento della mostra stessa.

Senza una cultura di fondo, l’osservatore impreparato che si trova a fluire l’esperienza artistica spesso ne rimane sfavorevolmente impressionato e pertanto poco propenso a ripetere l’esperienza in futuro: un buon livello di conoscenza è necessaria per poter essere dei fruitori culturali consapevoli e beneficiare dei meccanismi neurologici del piacere stimolati dalle esperienze artistiche.

La sfida è quella di applicare gli studi sulle neuroscienze all’ambito museale per sperimentare nuovi modelli narrativi all’interno dei musei che lavorino sulle emozioni e conseguentemente sul tessuto mnemonico delle persone così da trasformare i visitatori passivi in dei visitatori attivi, partecipi e consci, protagonisti di una ricerca che li possa condurre ad acquisire una nuova conoscenza.

Secondo gli ultimi studi sulle neuroscienze, infatti, l’esperienza estetica compiuta da un visitatore nel museo riguarda quel particolare momento psicologico nel quale l’elaborazione e la sintesi dei dati percettivi incontra la memoria, le aspettative dell’osservatore, le sue reazioni emozionali e le personali valutazioni cognitive, dando vita al sistema complesso del piacere che si attiva durante l’apprezzamento del bello, nella contemplazione di oggetti, persone e situazioni. [4] 

Attraverso le teorie dell’Estetica Sperimentale, le ultime ricerche della Neuroestetica e della Psicologia Cognitiva, emerge l’affascinante  idea di poter creare delle innovative realtà immersive, emozionali e corporee basate sugli studi scientifici per far leva sulla memoria dell’uomo così da poter contribuire a costituire nuovi bagagli culturali ed esperenziali. Attraverso l’arte e le tecniche di allestimento è possibile stimolare le emozioni personali ed i vissuti dei visitatori al fine di stratificare nella memoria nuova conoscenza, nuovi valori e soddisfare il desiderio di curiosità e apprendimento insito in ognuno di noi.

Per suscitare delle emozioni diviene sempre più fondamentale nei musei di ultima generazione, l’utilizzo di uno strumento narrativo non convenzionale unito ad una stimolazione sensoriale basata sull’interazione corporea con i dispositivi sia fisici che virtuali in relazione allo studio del sistema sensorio-motorio che caratterizza l’essere umano nel fare esperienza dello spazio.

Partendo da questi presupposti il museo non può più essere concepito esclusivamente come uno statico contenitore di opere d’arte, piuttosto come un luogo che porti il visitatore a compiere un viaggio all’interno delle proprie emozioni in una nuova concezione di narrazione e di esperienza museale in grado di soddisfare le aspettative emotive ed i bisogni psico-fisici degli utenti attraverso la stimolazione delle endorfine e del sistema della ricompensa del piacere.

L’applicazione delle neuroscienze all’ambito museale può concretamente contribuire alla possibilità di trasformare il museo convenzionale in un grande incubatore sociale dall’alto valore educativo destinato ad attrarre diverse tipologie di utenti, di diversa estrazione sociale e culturale. Un luogo felice, dove le persone possano essere messe in correlazione fra loro attraverso valori culturali nei quali potersi immedesimare tramite i propri vissuti individuali e dove acquistano valore le relazioni ed il benessere psico-fisico delle persone attraverso un’esperienza che sia emotiva, significativa e fonte di accrescimento per il visitatore.

Bibliografia

Damasio 2018 – Antonio Damasio, Lo strano ordine delle cose. La vita, i sentimenti e la creazione della cultura, Adelphi Edizioni, Milano 2018. (Titolo originale: The strange order of things. Life, feelings, and the making cultures);

[1] H. F. Mallgrave, L’empatia degli spazi. Architettura e neuroscienze, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015

[2] Antonio Damasio, Lo strano ordine delle cose. La vita, i sentimenti e la creazione della cultura, Adelphi Edizioni, Milano 2018.

[3] Antonio Damasio, Lo strano ordine delle cose. La vita, i sentimenti e la creazione della cultura, Adelphi Edizioni, Milano 2018.

[4] A. Savino, O. De Clemente, Neuroestetica. Bellezza, arte e cervello, Nuova IPSA Editore, Palermo 2020.

In copertina: Foster + Partners, Great Court at the British Museum, London 2000

By Maria Chiara Monacelli