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Intelligenza artificiale e architettura

29 aprile 2021 – il terzo evento del ciclo THE CITY WE HAVE IN MIND

L’intelligenza artificiale rappresenta la nuova svolta tecnologica della nostra società, ma quali effetti ha sull’uomo e sulle sue emozioni? Ne parliamo con illustri psicologi, neuroscienziati, filosofi e architetti in una conferenza multidisciplinare.

THE CITY WE HAVE IN MIND #3
Intelligenza artificiale e architettura

29 aprile 2021
17:00 – 19:00
evento online

Modera:
Silvia Camisasca, Giornalista e Fisica, Avvenire

Partecipano:
Cinzia di Dio
, Neuropsicologa, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Eve Edelstein, Co-fondatrice di Clinicians for Design, California
Elizabeth Kostina, Assistente Caporedattrice, The Centre for Conscious Design, New York
Michael A. Arbib, Neuroscienziato, University of California, San Diego
Tony Belpaeme, Professore di Sistemi Cognitivi e Robotica, Plymouth University
Michael Wheeler, Professore di Filosofia, University of Stirling
Davide Ruzzon, Architetto, TUNED – NAAD Università IUAV e POLI Design

È prevista la traduzione simultanea: gli interventi saranno fruibili interamente sia in italiano sia in inglese.


L’architettura nella luce. Per secoli, il solo percorso della luce del giorno, senza spostare una pietra, ha permesso alle molteplici atmosfere generate di rispondere alle diverse attese emotive dell’uomo.

Con la Rivoluzione Industriale, l’avanzamento della tecnologia ha progressivamente dotato gli edifici di impianti: tubature per fluidi, sistemi di riscaldamento, ed ascensori. Negli ultimi decenni, una nuova svolta tecnologica ha introdotto l’elettronica, con dispositivi di controllo della luce, delle aperture, i sistemi di sicurezza, oppure per ottimizzare il consumo di energia.

Tuttavia, l’architettura rimane un oggetto inanimato, al limite travestita da congegno ipertecnologico.

Nel prossimo futuro, affronteremo però un nuovo cambiamento: un’architettura equipaggiata con una Intelligenza Artificiale potrebbe, infatti, dare autonomia agli edifici, donando loro una vita.

Cosa potrebbe significare per noi umani vivere in spazi inizialmente programmati, ma che potrebbero non essere del tutto controllabili? Potenzialmente, quali sarebbero i compiti, di protezione e/o di rischio, da conferire ad uno spazio in grado di rilevare autonomamente i nostri bisogni, e rispondervi di conseguenza? Oppure dovremo, al contrario, intendere l’architettura come un elemento che, seppur sofisticato, rimane completamente sotto il nostro controllo, così da preservare il nostro senso di appartenenza e controllo dello spazio?

Abbiamo posto queste domande a noti psicologi, neuroscienziati, filosofi ed architetti, per investigare sugli effetti che gli avanzamenti dell’Intelligenza Artificiale potrebbero avere sugli esseri umani e sulla società.