L’architettura sfida l'invecchiamento - Kos Masera BLOG

L’architettura sfida l’invecchiamento

Un nuovo concetto di residenza per anziani a Padova

Come tutti sappiamo, l’invecchiamento è un processo naturale che porta a un declino fisico e cognitivo, ma a questo si possono aggiungere anche delle degenerazioni più pesanti, quali ad esempio la demenza, che possono indurre alla perdita completa dell’autonomia e ad altre complicazioni sociali.

Il declino cognitivo naturale di solito coinvolge la memoria episodica e lavorativa, il ragionamento concettuale, la velocità di elaborazione e le capacità di attenzione (Harada, Love, Triebel, 2013), che sono principalmente legate all’ippocampo, area del cervello responsabile della memoria e dell’apprendimento. Tuttavia, la compromissione patologica, come Alzheimer o altre malattie da demenza, è diventata, oggi, una delle maggiori minacce dell’invecchiamento. Quasi il 50% degli adulti di età superiore agli 85 anni è affetto dal Morbo di Alzheimer (Bishop, Lu e Yankner, 2010). La demenza non solo accelera ed accelera il normale decorso dell’invecchiamento, ma porta anche alla completa perdita di memoria e capacità di pensiero, e al declino delle abilità comportamentali. L’ambiente in cui vivono gli anziani può avere un enorme impatto sul peggioramento di queste capacità. È per questo che progettando in conformità con le conoscenze neuro-scientifiche, è possibile non solo creare spazi che mitighino tali menomazioni, ma ridurre anche la velocità del declino cognitivo (Nordin et al. 2017).

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Il bando, lanciato dal Comune di Maserà (PD), per un Centro servizi per persone anziane non autosufficienti, ha fornito a KOS l’occasione per poter mettere a punto, sulla scia delle ricerche sviluppate negli ultimi decenni da neuroscienziati cognitivi e psicologi ambientali, una progettazione architettonica che fosse incentrata sul benessere psico-fisico dei propri utenti e che fosse anche in grado di confrontarsi con le malattie degenerative di cui molti anziani avrebbero sofferto.

È di dominio pubblico, ormai, quanto lo spazio abbia un forte ascendente sulla struttura corporeo-cerebrale delle persone e quanto la dimensione emotiva agisca a pieno titolo sui loro processi razionali e su quelli motivazionali. Le ricerche hanno dimostrato, infatti, che vi siano dei punti saldi nel rapporto tra l’uomo e lo spazio che accoglie le sue attività e che questi risiedano nelle emozioni.

Grazie agli studi compiuti dal neurobiologo Antonio Damasio, possiamo oggi affermare che le emozioni, al contrario di quanto si riteneva in passato, siano di fondamentale importanza per lo sviluppo del pensiero razionale. Ma per comprendere quali siano quelle che uno spazio dovrebbe poter suscitare, dovremmo guardare alle cosiddette attese precognitive. Da quanto emerge dalle ricerche sull’evoluzione della mente, infatti, ad ogni attività umana, si è legata, nel corso dei millenni, l’attesa di un’emozione già vissuta. Tali attese fungerebbero, quindi, da anello di giunzione tra le attività e le metafore sensori-motorie in grado di innescarle. Chiunque esperisca un luogo con uno scopo particolare si aspetta di provare, in quel determinato spazio, un’emozione specifica. È con questa che l’architettura deve poter entrare in relazione.

A questo punto ci si pone una domanda: in che modo il disegno dello spazio può supportare l’uomo nel corso delle sue attività?

È da queste premesse e da questa domanda che scaturisce l’iter progettuale che ha visto impegnati KOS e il responsabile scientifico di TUNED, Davide Ruzzon, insieme a tutto il team progettuale di Lombardini22.

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Obiettivo principale: creare sintonia tra le attese precognitive e l’emozione innescata dalla percezione dello spazio e dalla simulazione incarnata che segue la registrazione dei segnali trasmessi dalla forma di quello spazio. Per farlo è stato messo a punto un metodo innovativo basato sull’individuazione di cluster, ovvero di ambiti spaziali omogenei capaci di produrre una percezione multisensoriale orientata a un’emozione prestabilita. Tra i cluster scelti il percorso di accesso dall’esterno, i nuclei residenziali, il corridoio di collegamento e le camere. Al fine di poter regolare coerentemente la configurazione spaziale degli ambiti architettonici sono state, poi, determinate le attese precognitive degli utenti.

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Il primo cluster, che collega lo spazio esterno della Residenza con la sala polifunzionale al pian terreno, per esempio, è stato disegnato in modo da rispondere all’attesa di appartenere nuovamente a una comunità. Il primo approccio all’edificio può segnare fortemente il modo in cui si svilupperà il soggiorno. È una sorta di imprinting la cui fragilità emotiva – dovuta alla consapevolezza che si sta andando in una casa dalla quale, probabilmente, non si uscirà più vivi – richiede un attento disegno dei vari stadi percettivi per far in modo di aprire nuove finestre sul futuro.

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La metafora sensori-motoria che meglio custodisce l’emozione dell’appartenenza è l’abbraccio. Questo percorso, quindi, dovrà inviare al sistema mente-corpo degli utenti segnali che facciano riaffiorare la mappa neuronale dell’abbraccio.

Una volta selezionate, le metafore sensori-motorie sono state analizzate per individuare in che modo i singoli sistemi di ricezione del movimento siano stati attivati nelle fasi che lo costituiscono. Questa conoscenza è fondamentale per capire in che modo progettare ed effettuare le scelte formali per caratterizzare ogni singolo cluster.

Nel primo caso, le fasi dell’abbraccio coincidono coi quattro nuclei del cluster, affinché la percezione multisensoriale sviluppata lungo il percorso permetta di integrare progressivamente delle tracce che siano in grado di far riemergere, grazie alla simulazione incarnata, il ricordo dell’abbraccio e il suo correlato emozionale.

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Topologia, prossemica, luce, ritmo, materiali, geometria degli ambienti, texture e colori delle superfici, suoni e odori sono tra gli elementi architettonici che giocano un ruolo di primo piano nello sviluppo di questo effetto. Alcuni di questi sono direttamente legati alle tracce mnemoniche registrate nella neocorteccia dai movimenti del corpo, altri sono in grado di produrre Emozioni Correlate Coerenti con il sentimento proprio dell’attesa.

Bibliografia

Bishop, N. A., Lu, T., & Yankner, B. A. (2010). Neural mechanisms of ageing and cognitive decline. Nature, 464(7288), 529‑535;

Harada, C. N., Natelson Love, M. C., & Triebel, K. L. (2013). Normal Cognitive Aging. Clinics in Geriatric Medicine, 29(4), 737‑752;

Nordin, S., McKee, K., Wijk, H., & Elf, M. (2017). The association between the physical environment and the well-being of older people in residential care facilities: A multilevel analysis. Journal of Advanced Nursing, 73(12), 2942‑2952.