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Conscious City Milan

Lo scorso 11 novembre, Lombardini22 ha ospitato la giornata conclusiva della della terza edizione del Conscious Cities Festival, incentrato quest’anno sul Person-Space Continuum, ovvero sullo stretto rapporto che lega le persone allo spazio, naturale e costruito, in cui vivono e inter-agiscono.

se avete perso l’evento e volete rivederlo collegatevi al seguente link:

La conferenza di Conscious City Milan dal titolo Sharing the Wealth: How Urban Design can increase people’s W(H)ealth, organizzata dal direttore di Tuned – divisione di Lombardini22 – Davide Ruzzon, ha raccolto attorno a una tavola rotonda virtuale architetti, neuroscienziati e sociologi di fama internazionale quali Colin Ellard, Gianfranco Franz, Vittorio Gallese e Harriet Harriss. Gli ospiti hanno condiviso interessanti spunti di riflessione e individuato delle proposte concrete per indirizzare la pianificazione architettonica e urbana verso una maggior consapevolezza delle esigenze dei cittadini e del loro benessere economico e psico-fisico. Ha contribuito all’organizzazione dell’evento Federica Sanchez.

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Ha introdotto e moderato la sessione l’architetto Davide Ruzzon, che oltre a dirigere TUNED, gruppo di ricerca che da tempo si occupa, sia nel campo della ricerca che della progettazione, di coniugare neuroscienze e architettura, è direttore scientifico del Master Internazionale NAAD – Neuroscience Applied to Architectural Design – presso l’IUAV di Venezia. Ruzzon, nell’individuare i punti cruciali della discussione, ha ribadito più volte la necessità di fornire una risposta efficace alla crisi climatica e pandemica e alle evidenti disuguaglianze sociali presenti nelle nostre città, guardando alle

città come piattaforme in grado di produrre benessere, di ridistribuire equamente le opportunità e di proteggere la democrazia.

Davide Ruzzon

Gli stravolgimenti climatici, infatti, stanno facendo emergere con una forza dirompente e distruttiva quanto le nostre vite siano appese alle nostre azioni e quanto sia necessario intervenire tempestivamente sugli spazi urbani per invertire quel processo di depauperamento ecologico e sociale che sta minacciando l’esistenza della vita sulla Terra.

Lo spazio urbano, se ben progettato, può fornire un supporto in grado di mitigare i danni prodotti dall’avidità e dalla cattiva gestione e avviare un’operazione di arricchimento. Tutto questo, però, da solo non basterebbe.

Come sostiene l’architetto Harriet Harriss, preside della Pratt School of Architecture di Brooklyn (New York) la cui ricerca è orientata alla definizione di nuovi modelli pedagogici per l’educazione al design, non ci può essere giustizia climatica senza giustizia sociale.

Il design non è slegato dalle nostre intenzioni, ma ne è la manifestazione

Harriet Harriss

e in quanto tale non può essere considerato come un mero oggetto orientato ma come un processo interdisciplinare che coinvolge professionisti e cittadini.

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In un’epoca come la nostra, in cui le città, invece di stimolare aggrediscono i nostri sensi, non solo a causa della debolezza e della carente attrattività progettuale, ma anche per le crescenti pressioni nell’elaborazione delle informazioni, urge una visione d’insieme globale che prenda in considerazione tutti gli aspetti della vita urbana, in particolar modo complessità e vitalità.

Colin Ellard, neuroscienziato cognitivo presso l’Università di Waterloo, e direttore del Laboratorio di Realtà Urbane, che si occupa di connettere neuroscienze e progettazione architettonica e ambientale, è fortemente convinto del fatto che un

paesaggio urbano brulicante di attività e fortemente vitale e biofilico, possa stimolare positivamente i cittadini, promuovendo il senso d’appartenenza e riducendo la solitudine urbana

Colin Ellard

a patto però, che la pianificazione non venga imposta in maniera autoritaria ed elitaria ma che fornisca a tutti, in maniera equa, la possibilità di esperire e godere pienamente dello spazio urbano.

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Le ultime scoperte neuroscientifiche supportano l’idea secondo la quale lo spazio costruito induca benessere o malessere a un sistema mente-corpo che non può più essere concepito come separato dal contesto in cui si trova ma che al contrario è esteso in esso, incorporato e incarnato.

La mente non è dentro la testa e non è nel cervello ma è incorporata ed estesa, il che significa che siamo creature naturalmente tecnologiche.

vittorio gallese

È su questi nuovi territori della complessità che ha posto l’accento il neurologo Vittorio Gallese, Professore di Psicobiologia all’Università di Parma e Ricercatore Senior del Dipartimento di Storia dell’Arte e Archeologia della Columbia University di New York, spingendosi oltre e auspicando una maggior attenzione non solo allo spazio fisico ma anche a quello digitale che durante la pandemia ha preso sempre più piede nelle nostre vite.

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Ha concluso la serie di interventi Gianfranco Franz, architetto e pianificatore con esperienza in politiche e pratiche per sostenibilità e sviluppo locale, pianificazione spaziale e sociale strategica, economia urbana e creatività urbana, portando una serie di interessanti esempi di rigenerazione urbana, attuati in varie città del mondo, che sono stati capaci di modificare profondamente l’assetto economico e sociale delle aree oggetto di intervento, apportando benessere all’intera comunità.

La città, d’altronde, è l’invenzione più complessa, dopo il linguaggio, che gli uomini abbiano mai fatto

gianfranco franz

e di conseguenza merita degli strumenti in grado di coglierne la complessità e di favorire equità ed empatia.

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