Anche lo spazio è una risorsa educativa - Scuola 210415

Anche lo spazio è una risorsa educativa

Lo spazio veicola e sostiene i processi di crescita individuali e collettivi

Approfondiamo il tema con Davide Ruzzon, Direttore di @TUNED, durante il webinar organizzato da Infoprogetto il 15 aprile.

Per info e iscrizioni: https://fad.infoprogetto.it/progettare-le-scuole/

Lo spazio dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti come una risorsa educativa non solo in quanto accoglie e orienta i processi educativi, ma anche perché veicola e sostiene i processi di crescita sia sul piano individuale che su quello collettivo.

Molti studi hanno evidenziato come il lavoro educativo parta proprio dalla riconfigurazione degli spazi e degli ambienti di crescita al fine di evocare e sostenere i processi di apprendimento e di sviluppo. (Vanacore, Gomez Paloma, 2020) Lo spazio fisico, infatti, se ben progettato, è in grado di poter generare relazioni sociali e pratiche (Lefebvre, 1991; Massey, 1994) e di influire sul complesso processo di apprendimento e, di conseguenza, sui risultati (Oblinger, 2006).

Le ricerche pedagogiche più avanzate e quelle neuro-psicologiche elaborate negli ultimi anni stanno fornendo all’architettura uno stimolo senza precedenti per ripensare il ruolo dello spazio all’interno e all’esterno degli organismi architettonici scolastici.

L’obiettivo che si pongono queste analisi è quello di valorizzare le neurodiversità dei singoli individui e le complessità dei diversi sistemi di aggregazione e integrazione.

L’obiettivo è quello di sviluppare scuole che siano in grado di tener conto, grazie a strumenti innovativi e controllati, del benessere psico-fisico di studenti, docenti e personale scolastico, di potenziare le relazioni interpersonali e le attività cognitive e di rafforzare il legame con il territorio e col contesto naturale.

Il significato etimologico di intelletto, non a caso, deriva da due termini latini, intus legere, ovvero leggere dentro, e inter legere, leggere tra, leggere con l’esterno, e si richiama all’idea che esistano varie forme e modalità di intelligenza, e cioè di letture del mondo, che siano esse di tipo intrapersonale o interpersonale, (Damiani, Gomez Paloma). Un minimo comun denominatore le accomuna tutte: lo stretto legame con lo sviluppo emotivo e corporeo. È per questo motivo che non si può pensare di eliminare questi aspetti dell’intelligenza dalle scuole, ma che al contrario è necessario porle alla base dell’apprendimento stesso. L’ambiente scolastico, infatti, è un ecosistema complesso (Gomez Paloma 2020), in cui è necessario mantenere un intenso coinvolgimento di tipo empatico, per potenziare le attività cognitive e quelle relazionali.

In questo ecosistema così complesso, quindi, lo spazio può assumere un ruolo decisivo e porsi come una sorta di terzo insegnante, per usare una metafora del pedagogista Loris Malaguzzi, e di seconda casa, da abitare più che da frequentare saltuariamente.

L’ambiente costruito, dunque, nella sua organizzazione e configurazione, può ricoprire un ruolo di primo piano nel sistema-scuola (Borri, 2016) e farsi carico dell’attivazione e del sostegno dei processi di apprendimento, memorizzazione e sviluppo cognitivo, del potenziamento dei rapporti relazionali tra soggetti e della riduzione dello stress.